La vitiligine è un disordine acquisito della pigmentazione cutanea, che causa la comparsa di macchie ipocromiche o acromiche di grandezza variabile sulla pelle. La patologia ha una patogenesi complessa, ancora non completamente chiarita e interessa circa 330mila italiani. Come riconoscerla e curarla? Scopri di più!

Come riconoscere la vitiligine

Dal punto di vista clinico è possibile riconoscere la vitiligine facilmente, perché si scorgono delle macchie bianche sulla superficie cutanea. Può insorgere a qualunque età, ma più frequentemente compare tra i 20 e i 40 anni, e il 40% dei pazienti ha altri casi di vitiligine o di altre malattie autoimmuni in famiglia. Per arrivare alla diagnosi certa serve la visita con uno specialista, che utilizzerà una lampada speciale a raggi ultravioletti (luce di Wood), che permette di evidenziare lesioni non visibili con la luce normale e di distinguerle da altre condizioni dermatologiche con cui potrebbero essere confuse (per esempio micosi, eczemi, ecc.). Il decorso è difficilmente prevedibile: in genere, dopo una comparsa rapida delle lesioni, si osserva un arresto della progressione.

Le cause

Sulle cause della vitiligine non è ancora stata fatta, a oggi, completa chiarezza. Tuttavia è noto che tra i fattori di rischio si annoverino risposte autoimmuni dell’organismo e una predisposizione genetica con il disturbo. La vitiligine, infatti, comporta una perdita di melanina, il pigmento che dà alla nostra pelle il suo colore naturale, più o meno scuro: le zone in cui la melanina non viene prodotta, dunque, risultano alla vista completamente bianche. In individui con predisposizione per patologie autoimmuni (ad es. tiroidite autoimmune, diabete mellito, anemia perniciosa, miastenia, alopecia areata, ecc) l’organismo non riconosce i melanociti, ossia le cellule deputate alla produzione di melanina, e li attacca.

I risvolti psicologici

La vitiligine può avere conseguenze importanti a livello psicologico, come dimostrano anche i dati di uno studio recente condotto dalla società di consulenza Kearney per la campagna di sensibilizzazione promossa dalla società biofarmaceutica Incyte (con il patrocinio di SIDeMaST e dell’Associazione Dermatologi Venereologi Ospedalieri Italiani, Adoi) con l’intento di aumentare la consapevolezza su questa patologia. L’ansia risulta il 72% più diffusa in chi soffre di vitiligine rispetto al resto della popolazione e i sintomi legati alla depressione sono più frequenti del 32%. E l’impatto psicologico appare particolarmente sentito nelle donne e negli adolescenti.

Come si cura la vitiligine

L’obiettivo della terapia è fermare l’avanzata della vitiligine e poi cercare di re-pigmentarle. Le cure attuali si basano, da un lato, sull’uso di cortisonici topici o sistemici, in relazione allo stato di attività e alla diffusione delle lesioni per bloccarne la diffusione; dall’altro sull’utilizzo di immuno-modulatori topici e soprattutto della fototerapia con raggi UVB a banda stretta per cercare di indurre la re-pigmentazione. Se è vero che ad oggi, non si può eliminare completamente la vitiligine è vero anche che, ultimamente, si stanno però disponibili terapie mirate che sembrano offrire nuove speranze per i pazienti.