Diagnosi precoce del tumore al seno

Migliaia di donne in Italia stanno partecipando a My PeBS, uno studio per capire come cambiare lo screening del tumore al seno e personalizzarlo, con esami e intervalli diversi, decisi caso per caso. Scopri di più nelle prossime righe!

Screening del tumore al seno

L’obiettivo dello screening è quello di arrivare a individuare il tumore del seno il più precocemente possibile per ridurne la gravità e i trattamenti necessari. In questo momento tutti i programmi di prevenzione utilizzano la stessa strategia: le donne tra i 50 e i 69 anni sono invitate per una mammografia ogni 2 o 3 anni. Nonostante tale screening porti a una riduzione della mortalità per cancro al seno che varia tra il 20% e il 40%, da qualche tempo si stanno conducendo sperimentazioni per cercare di aumentare ulteriormente l’efficacia.

Lo studio My PeBS

Lo studio My PeBS (acronimo di My Personal Breast Screening), presentato al congresso Gisma tenutosi lo scorso dicembre, rappresenta una delle più grandi sperimentazioni verso una nuova forma di prevenzione. My PeBS coinvolge 7 Paesi e fino al 2025 recluterà in tutto 85 mila donne tra i 40 e i 70 anni, di cui 30 mila nel nostro Paese, presso alcuni centri (in Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Marche e Lombardia) coordinati dall’Azienda Sanitaria Locale di Reggio Emilia. Le partecipanti vengono divise in modo casuale in due gruppi: metà di loro continuerà a essere chiamata per una normale mammografia allo scadere dei due anni canonici, come prevede il programma di screening attuale; per l’altra metà, invece, saranno innanzitutto analizzati i fattori di rischio. Accanto alle variabili classiche – come età, storia riproduttiva e ormonale (menopausa, età al menarca, età al primo figlio), storia familiare, precedenti biopsie al seno e densità del seno (ossia la percentuale di massa ghiandolare rispetto alla massa grassa) – verrà eseguita anche un’analisi genomica di oltre 300 mutazioni genetiche (chiamate SNPs, varianti del Dna di una singola lettera) associate al rischio di cancro al seno, grazie a dei semplici campioni di saliva. Combinando insieme i fattori, si ottiene un punteggio che permette di discriminare in modo abbastanza accurato le donne che hanno un rischio molto basso dalle donne che hanno un rischio più alto, alle quali far corrispondere protocolli di screening specifici.

Mammografia 3D ed estensione dell’età

In Veneto, uno studio italiano – il Verona Pilot Study – sta dimostrando che la mammografia 3D è un efficace esame di screening, in grado di individuare meglio della mammografia digitale le lesioni più piccole. Inoltre, c’è l’indicazione – europea e italiana – di estendere l’invito ad altre fasce di popolazione, a partire dai 45 anni e fino a 74. Nel 2019, però, solo tre Regioni lo hanno fatto, con uno sforzo ingente. “È imminente una raccomandazione delle linee guida italiane che riguarderà le donne tra i 45 e i 49 anni per indicare il migliore intervallo tra test in questa fascia di età (annuale o biennale), ed è stato istituito un gruppo di esperti che deciderà se introdurre la tomosintesi come esame di primo livello”, ha spiegato Silvia Deandrea, Presidente del Gruppo Nazionale Screening Mammografico a Repubblica.it. “Al momento, comunque, né l’estensione delle fasce di età né la tomosintesi sono nei LEA (i Livelli essenziali di assistenza, garantiti dal sistema sanitario, ndr), quindi sta alle Regioni o ai singoli centri trovare risorse per sostenerli”. Nel frattempo, si cercano anche nuovi modi per coinvolgere le persone che oggi non aderiscono all’invito e per migliorare i servizi affinché raggiungano la popolazione ancora scoperta.

Fab SMS promuove attivamente la cultura del benessere e realizza Piani Mutualistici su misura per te e per i tuoi cari. Clicca qui per scoprire di più: Chi siamo.