Giocare con la sabbia fa bene ai bambini

La Sandplay Therapy nasce da un’intuizione della psicologa svizzera Dora Kalff, allieva di Jung, e utilizza come materiale una cassetta contenente della sabbia, rami, legnetti, conchiglie e sassolini. Attraverso il gioco il bambino ha la possibilità di aprirsi, rappresentando pensieri ed emozioni. Scopri di che cosa si tratta nelle prossime righe!

La terapia della sabbia

“Nel gioco con la sabbia è come se qualcosa che prima era invisibile tutto a un tratto diventasse visibile emergendo dagli strati profondi dell’inconscio” scriveva Dora Kalff, allieva di Carl Gustav Jung e ideatrice della Sandplay Therapy. La Sandplay Therapy è una tecnica terapeutica che si basa sulla libera espressione della fantasia e creatività individuale e che può essere utilizzata con bambini, adolescenti e adulti. Il paziente, scegliendo tra una moltitudine di piccoli oggetti che ha a disposizione, può creare all’interno di una cassetta contenente della sabbia, una sorta di quadro. Nonostante l’apparente semplicità, si tratta a tutti gli effetti di una tecnica psicoterapeutica che può essere applicata solo in presenza di uno specialista.

Come funziona la Sandplay Therapy

Per il bambino il gioco è un bisogno fondamentale: alla felicità provata nel plasmare la sabbia, si aggiunge il piacere di costruire scenari veri e propri, poi forme di cibo, castelli, villaggi, composizione di ambienti e personaggi. Man mano il gioco acquista una valenza simbolica e organizzativa: il bambino costruisce un suo mondo del quale è protagonista e si attiva un processo di rielaborazione utile a ritrovare il benessere psicologico.

Il ruolo del terapeuta

Durante la Sandplay Therapy il terapeuta condivide l’esperienza che il bambino sta vivendo attraverso il gioco, accogliendo le sue emozioni. Il compito dello specialista è quello di essere presente e partecipe, senza però indirizzare il bambino.

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