Sempre più numerose nei nostri mari, le meduse appartengono alla famiglia dei Celenterati e posseggono filamenti fluorescenti (nematocisti) capaci di irritare la nostra pelle. Come comportarsi in caso di punture di medusa, soprattutto se di mezzo ci sono i bambini?

Punture di medusa: come avvengono

Trasportate dalle correnti, le meduse si trovano spesso in acque molto basse, per questo non è difficile incontrarle quando siamo al mare. Possono essere piccole o grandi, quasi trasparenti oppure dai colori sgargianti e luminosi anche in acqua, con tentacoli corti oppure sottilissimi e molto lunghi. Ed è proprio il contatto con quest’ultima parte del loro corpo a provocare la reazione. Infatti, le cellule urticanti che si trovano sui tentacoli, quando entrano in contatto con la pelle provocano una reazione infiammatoria caratterizzata da rossore localizzato, rilievi cutanei (pomfi), dolore e bruciore. Queste sensazioni possono essere estremamente intense se interessano più del 50% del corpo. In genere, dopo circa venti minuti, la sensazione di bruciore passa, ma resta il prurito. Alcune specie di medusa sono quasi innocue per l’uomo, ma occorre comunque evitare di toccarle: il loro liquido urticante può rimanere sulle mani ed essere facilmente trasferito in altre parti del corpo, ad esempio gli occhi, dove può comunque provocare una reazione infiammatoria.

Punture di medusa: che cosa fare?

Cosa fare in caso di punture di medusa? La prima regola è non perdere la calma e raggiungere la riva. Una volta in spiaggia, è bene assicurarsi che sul corpo non ci siano ancora attaccate delle parti di medusa che potrebbero penetrare nella pelle. In questo caso, bisogna provvedere subito alla rimozione e sciacquare accuratamente le zone colpite con acqua di mare e non con acqua dolce: la prima ripulisce la pelle dai residui della medusa e diluisce le tossine non ancora penetrate, la seconda invece può favorire la scarica di veleno. Per alleviare il prurito e bloccare la diffusione delle tossine, può essere utile applicare un gel astringente al cloruro di alluminio o uno spray lenitivo all’acqua di mare. Se la reazione cutanea diventa molto estesa e si associa a respirazione difficoltosa, confusione mentale, sudorazione e pallore bisogna rivolgersi al Pronto Soccorso più vicino. Nelle settimane successive alla puntura di medusa bisogna evitare di esporre le zone colpite al sole perché la pelle è molto più sensibile.

Punture di medusa: i rimedi “fai da te” funzionano davvero?

Se grattare la zona interessata potrebbe aumentare l’infiammazione, risulta inutile utilizzare creme al cortisone o contenenti antistaminico: fanno effetto dopo circa mezz’ora, cioè quando la fase peggiore della reazione infiammatoria è già passata. Anche i metodi casalinghi come quello di applicare sostanze calde (sabbia, pietre, ammoniaca e addirittura urina) sulla zona interessata non sono utili a ottenere l’effetto voluto, ovvero disattivare le tossine urticanti, e, anzi, rischiano di aggravare l’infiammazione in corso.