Scoperta la molecola che potrebbe fermarlo

Si chiama Sinapsina 3 ed è la proteina che media il danno cerebrale alla base del morbo di Parkinson. La scoperta, resa nota in questi giorni,  si deve a un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Brescia coordinato dalla professoressa Arianna Bellucci. Per saperne di più, prosegui nella lettura!

Nuove speranze contro il Parkinson

Tremore a riposo, perdita di equilibrio, rigidità e lentezza dei movimenti caratterizzano il Parkinson. Sconfiggere i meccanismi che determinano questi processi di neurodegenerazione è una delle grandi sfide della ricerca. E lo studio dell’Università di Brescia, finanziato dalla Michael J. Fox Foundation e pubblicato sulla rivista scientifica Acta Neuropathologica, dimostrando il ruolo chiave della Sinapsina 3, apre una nuova strada verso lo sviluppo di una cura contro il Parkinson. 

Nel dettaglio, dopo aver identificato un accumulo anomalo di Sinapsina 3 nel cervello dei pazienti affetti dal Parkinson, i ricercatori si sono chiesti se questa proteina fosse implicata nello sviluppo della malattia. Il team di ricercatori bresciani è giunto a stabilire che la Sinapsina 3 sia una componente fondamentale dell’aggregazione di proteine che porta alla morte dei neuroni.

Parkinson e ricerca: gli scenari futuri

I risultati ottenuti indicano che la modulazione di Sinapsina 3 potrebbe rappresentare una strategia terapeutica innovativa per la cura del morbo di Parkinson. Il fine, ora, è quello di riuscire a sviluppare nuovi approcci terapeutici attivi su Sinapsina 3 che permetterebbero di curare i pazienti fin dalle cause primarie della malattia e non soltanto alleviando i sintomi del Parkinson. Riuscire a sviluppare un farmaco così mirato darebbe una preziosa opportunità a chi ogni giorno si trova a combattere contro il Parkinson, malattia ad evoluzione lenta, ma progressiva. Ancora una volta, dunque, l’eccellenza italiana si fa sentire in ambito medico: tra gli autori del progetto di ricerca sul Parkinson, durato più di due anni, figurano anche ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia, dell’Università di Padova e dell’Università di Lund in Svezia.