Come la lettura interviene nei processi cognitivi

Leggere romanzi non è soltanto un piacevole hobby, ma un’esperienza che fa bene alla salute. Quali sono le ricadute positive sul nostro organismo? Scopri i risultati degli studi osservazionali nelle prossime righe!

Leggere allunga la vita

Studi osservazionali di durata ultradecennale, realizzati su persone che si affacciavano alla terza età, hanno mostrato che chi legge ha una riduzione della mortalità del 20 per cento, probabilmente collegata all’effetto protettivo della lettura sulle abilità cognitive, oltre che sull’equilibrio psicologico.

Leggere affina i processi cognitivi

Leggere può avere un ruolo nella terapia dell’autismo, aiuta a capire meglio gli altri, facilita l’empatia e i comportamenti pro-sociali. Non soltanto, come affermato da Emanuele Castano del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento al Corriere della Sera, leggere favorisce anche la competizione. Infatti, individui con forte capacità di teoria della mente hanno risultati migliori in compravendite finanziarie. In particolare, uno studio del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento pubblicato su Science mostra come i romanzi letterari aumentino la capacità di leggere la mente altrui.

Il ruolo del romanzo letterario

Stando alle ultime ricerche del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento, svolte in collaborazione con il filosofo Pietro Perconti, chi legge romanzi letterari è più propenso a riconoscere la complessità del comportamento umano e delle dinamiche sociali. Il romanzo, infatti, enfatizza la vita interiore dei personaggi, l’uso delle metafore, l’incertezza e l’ambiguità che devono essere interpretate dal lettore.

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