Bastano 4 mesi per abituarsi a una dieta con poco sale

Limitare il consumo di sale senza che ciò sia percepito come una privazione è possibile, e consente di ridurre l’ipertensione nelle persone più a rischio. È quanto è emerso dallo studio condotto dall’University of Kentucky di Lexington (USA), presentato nel corso del congresso EuroHeartCare della European Society of Cardiology (ESC). Scopri di più nelle prossime righe!

Quanto sale consumare

Quanto sale mangi ogni giorno? Se stai pensando “giusto un pizzico”, potrebbe non essere la risposta corretta. Il cloruro di sodio, infatti, si nasconde in moltissimi alimenti trasformati: la gran parte del sale che assumiamo (il 64%) proviene dai prodotti alimentari presenti sul mercato (in primo luogo pane e prodotti da forno, formaggi e salumi) o è naturalmente presente in alcuni alimenti. L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di consumare meno di 5 grammi di sale al giorno, tra quello già presente negli alimenti e quello aggiunto, quanto un cucchiaino da tè, corrispondenti a circa 2 grammi al giorno di sodio.

Gli effetti di un consumo eccessivo di sale

Un consumo eccessivo di sale determina un aumento della pressione arteriosa, con conseguente aumento del rischio di insorgenza di patologie cardio-cerebrovascolari correlate all’ipertensione arteriosa, quali infarto del miocardio e ictus cerebrale. L’introito di sale, inoltre, viene associato anche ad altre malattie cronico-degenerative, quali tumori dell’apparato digerente, in particolare quelli dello stomaco, osteoporosi e malattie renali.

La ricerca condotta dall’University of Kentucky di Lexington

Stando alla ricerca dell’University of Kentucky di Lexington, presentata nei giorni scorsi al congresso EuroHeartCare della European Society of Cardiology (ESC), bastano poche settimane per imparare ad apprezzare il cibo poco salato. Lo studio ha coinvolto 29 persone con ipertensione, una parte delle quali è stata inserita in un programma educazionale che prevedeva una lezione a settimana erogata via tablet. Il programma, della durata complessiva di 16 settimane, era finalizzato ad acquisire consapevolezza sul consumo di sale, sui rischi a esso associati e sui benefici derivanti dalla riduzione del sodio. Nel corso dello studio, i volontari sono stati accompagnati nella progressiva riduzione del contenuto di sale nell’alimentazione, finché non hanno cominciato ad abituarsi al nuovo gusto dei cibi. Nel gruppo di intervento, l’assunzione di sodio è diminuita di 1.158 mg al giorno (-30% rispetto all’inizio), mentre il gruppo di controllo ha aumentato l’assunzione giornaliera di 500 mg. Contemporaneamente, però, questo risultato ha coinciso con un maggiore gradimento della dieta con poco sale: in una scala di 10 punti, il gradimento è passato da 4,8 a 6,5 al termine della ricerca. Inoltre, lo studio ha fotografato una riduzione della pressione massima di 10 punti, passata da un valore medio di 143.4 mmHg a 133.9 mmHg, e la minima di 4 punti (da 85,9 a 81,7). Pertanto, lo studio indica che possiamo riqualificare le nostre papille gustative per gustare cibi a basso contenuto di sodio e ridurre gradualmente la quantità di sale che mangiamo. L’obiettivo dei ricercatori ora sarà quello di dare seguito al primo studio, testando i risultati in uno studio più ampio, con un follow-up più lungo.

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