La pressione sale in alta quota

Una vacanza in montagna? Anche se soffri di ipertensione arteriosa non sei tenuto a rinunciarci, ma con qualche accortezza e le dovute precauzioni.

È infatti ormai dimostrato che, in alta quota, si verifica un incremento della pressione dovuto principalmente alla ridotta disponibilità di ossigeno e la conseguente attivazione del sistema nervoso simpatico: tale fenomeno fa si che il cuore venga sottoposto a un carico maggiore di lavoro e che i vasi sanguigni si costringano.
Secondo una ricerca condotta dall’università Milano-Bicocca e dall’Istituto Auxologico Italiano (2014) la pressione aumenta nelle prime 24 ore e specialmente nelle ore notturne: ad altitudini superiori ai 3.400 metri, inoltre, i farmaci antipertensivi non sono efficaci. I monitoraggi dinamici, condotti più volte nell’arco della giornata e per svariate giornate successive, hanno mostrato come anche soggetti giovani e senza disturbi presentino un innalzamento della pressione ad altitudini elevate, senza tuttavia risentirne. Diverso è il caso di chi soffre di ipertensione, che corre invece un maggiore rischio di infarto o ictus.

In linea generale l’iperteso, se in terapia, può frequentare la montagna fino a 3.000 metri: è bene limitare l’attività fisica nei primi giorni di soggiorno ed evitare sforzi, specialmente nelle ore seguenti i pasti e in condizioni climatiche di troppo freddo o troppo caldo. Occorre adottare un corretto stile di vita e un’alimentazione sana quali idonee forme di prevenzione, tenendo sotto controllo il peso, evitando il fumo e l’eccesso di alcolici.
Un consiglio? Prima di partire è sempre bene sottoporsi a un check-up dal proprio medico, al fine di valutare una modifica temporanea della propria cura e comprendere quali attività possono essere svolte, senza rischi, in alta quota.