Si intitola “Come farfalle sull’acqua” il libro, edito da Letteratura Alternativa di Asti nella collana “Storie di Donne”, che segna il debutto editoriale di Monica Tedeschi.
Un romanzo breve, o un racconto lungo, attraverso il quale l’autrice accompagna il lettore, senza veli ma pur sempre con delicatezza, nel doloroso e delicato percorso di scoperta e accettazione del suo male oscuro, la depressione bipolare.
In linea con i nostri principi statutari, abbiamo scelto di essere parte attiva nella pubblicazione del volume, nella convinzione che la promozione di una Cultura del Benessere, inteso come benessere complessivo della persona, non possa prescindere da iniziative di carattere sociale a beneficio dell’intera collettività, attraverso le quali educare alla conoscenza anche delle patologie più difficili.
Con le stesso spirito promuoveremo con l’autrice e la casa editrice degli incontri conoscitivi rivolti soprattutto ai giovani. «Le difficoltà – ha affermato il Consigliere di Amministrazione di Fab SMS Claudio Cerrato in occasione della presentazione, nei giorni scorsi, del libro di Monica Tedeschi – possono essere affrontate in due modi, o modificando le difficoltà o modificando noi stessi in modo da affrontarle. Attraverso il racconto della sua personale esperienza – ha proseguito Cerrato – Monica Tedeschi ci ha mostrato, con onestà e senza alcuna illusione di guarire, come ha scoperto il suo male, le difficoltà e la forza con cui l’ha affrontato e come oggi, a ventisette anni di distanza, sia arrivata non a sconfiggerlo, ma a raggiungere una equilibrata convivenza con esso».
“Come farfalle sull’acqua” è un racconto intimo e privo di maschere, una rielaborazione sincera e disillusa, del rapporto tra l’autrice e la sua “compagna” di una vita: «nel 1990 – scrive Monica Tedeschi – caddi malamente, mi ruppi qualcosa, ma non un osso. Una sensazione tanto fisica quanto immateriale sconvolse la mia vita e nulla tornò come prima. Avevo appena 24 anni e il mio cervello, ridotto a una sottilissima lamina, mi schiantò al suolo».
Una settantina di pagine dense, schiette, al fondo delle quali l’autrice sottolinea che in lei «sono rimasti dei segni ed è normale», ma anche che «l’accettazione della malattia, il riconoscimento della stessa, la compassione e la pietà» per il suo stato, hanno fatto di lei una donna consapevole: «ora sono certa – afferma – che siamo tutti incerti e, se fossimo tutti nudi, sinceri e onesti ci renderemmo conto che il passaggio su questa terra è grandioso se lo affrontiamo meravigliandoci di quanta bellezza ci sia. Questa narrazione della mia malattia vuole essere non una speranza, implicando la stessa un’attesa e non l’agire. Invece bisogna rialzarsi sempre perché è l’unica azione di ribellione verso tutto ciò che ci annienta».
Monica Tedeschi è nata a Milano; di indole nomade, e con un passato da fotografa e blogger, ha vissuto e lavorato tra New York, Parigi, Londra e Torino.