L’attività fisica aiuta nella prevenzione e cura dell’Alzheimer
I benefici di praticare attività fisica, sull’intero organismo come sul mantenimento delle funzioni cognitive, sono oggi ben noti: grazie agli effetti sul sistema cardiocircolatorio, che riguardano anche la circolazione a livello cerebrale, migliorano infatti l’ossigenazione dei neuroni e la loro vitalità. Effetti positivi si riscontrano anche a livello di neuro plasticità, relativa alla capacità dei neuroni di generare nuove sinapsi.
Non solo. Si moltiplicano gli studi che dimostrano come praticare movimento con regolarità possa avere effetti benefici sulla prevenzione e sulla cura dell’Alzheimer.
L’Associazione mondiale sull’Alzheimer ha per esempio recentemente presentato i risultati di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Alberta (Canada), secondo il quale – su un campione di pazienti – coloro che si erano impegnati nell’attività fisica avevano ridotto sensibilmente nel sangue la presenza di una proteina specifica, fattore di malattia.
Inoltre, su 65 adulti fisicamente inattivi, i sintomi di demenza sono migliorati grazie a semplici attività, come salire le scale a piedi o svolgere una passeggiata quotidiana.
I ricercatori della Mayo Clinic di Chicago (Usa) hanno invece osservato i benefici dell’esercizio fisico nella terza età: un primo studio su 280 soggetti, durato 3 anni, ha posto in luce come l’attività regolare rallenti la progressione del deterioramento cognitivo lieve, considerato l’anticamera dell’Alzheimer. Un secondo studio triennale su 1.830 anziani ha dimostrato la minore incidenza di tale deterioramento nei soggetti che praticavano con costanza una leggera attività.
Esistono poi alcuni studi di popolazione sviluppati su ricerche a lungo termine che hanno verificato come l’esercizio fisico riduca il rischio di comparsa del morbo di Alzheimer, e svolga quindi un importante ruolo nella prevenzione della malattia.
Nel complesso tali ricerche portano a sostenere che il movimento regolare abbia un ruolo sia nel proteggere il cervello dall’Alzheimer e altre forme di demenza, sia a migliorare le condizioni dei pazienti quando la malattia sia già presente.
Pongono inoltre il luce il valore potenziale delle terapie non farmacologiche o di approcci combinati per la terapia e la prevenzione dell’Alzheimer.