I risultati di una ricerca olandese sulla vita dopo l’infarto

Una recente ricerca olandese sul dopo infarto mostra che si potrebbero guadagnare quasi sette anni di vita con l’ottimale controllo dei fattori di rischio, grazie all’alimentazione, all’attività fisica, all’astensione dal fumo e all’aderenza alle terapie. Continua a leggere per approfondire!

L’importanza delle buone abitudini nel dopo infarto

Quando si seguono con grande attenzione i consigli del medico in termini di sane abitudini di vita e di terapie da assumere, il rischio cardiovascolare tende a calare anche nelle persone che hanno già superato un infarto e, più in generale, chi è in trattamento. Di recente, uno studio condotto da Tinka Van Trier dell’Università di Amsterdam e presentato al congresso della Società Europea di Cardiologia (Esc), è arrivato addirittura a quantificare il guadagno medio di chi osserva scrupolosamente le buone abitudini per limitare al massimo il rischio residuo: sette anni di vita.

La ricerca olandese

La ricerca condotta dall’Università di Amsterdam ha considerato le informazioni relative a oltre 3200 soggetti ad altissimo rischio cardiovascolare perché colpiti da infarto o sottoposti a posizionamento di stent e by-pass. Ne è risultato che il 30 per cento delle persone dopo un anno dall’evento a carico del cuore non hanno abbandonato le sigarette, poco meno di otto su dieci era in sovrappeso e quasi la metà non ha svolto attività fisica regolare. Inoltre: solo due persone su cento hanno raggiunto gli obiettivi previsti per colesterolo Ldl, pressione arteriosa e glicemia.

Il metodo matematico

Il modello matematico utilizzato dai ricercatori, chiamato Smart-Reach, ha preso in esame cinque elementi: astensione dal fumo, trattamento con due farmaci mirati a ridurre il rischio di trombosi, assunzione di farmaci per abbassare il colesterolo LDL, raggiungimento di una pressione massima inferiore a 120 millimetri di mercurio, controllo della glicemia con farmaci in caso di presenza della malattia metabolica. Pur non essendo stati considerati espressamente nel calcolo, l’attenzione al peso e l’attività fisica regolare rappresentano ulteriori elementi protettivi. Dal calcolo statistico è emerso che mediamente il rischio residuo, ovvero il pericolo di un ulteriore attacco cardiaco che permane in soggetti infartuati anche dopo trattamento convenzionale, risulta del 54%. Ma se si realizzasse la completa adesione ai cinque parametri considerati, il rischio medio scenderebbe al 21%: quindi solo un paziente su cinque andrebbe incontro a infarto, ictus o un eventuale decesso per malattie cardiovascolari.

L’importanza di un corretto stile di vista nel dopo infarto

Stando alla sintesi finale diffusa dall’ufficio stampa della Società Europea di Cardiologia (Esc), “i risultati mostrano che, nonostante gli attuali sforzi per ridurre la probabilità di nuovi eventi dopo un infarto, c’è un notevole margine di miglioramento. L’analisi suggerisce che il rischio di un altro evento cardiovascolare potrebbe, in media, essere dimezzato se le terapie fossero applicate o intensificate. Per i singoli pazienti, ciò si tradurrebbe in un guadagno medio di 7,5 anni senza eventi”.

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