Arriva la prima mappatura dei centri per disturbi alimentari
La pandemia ha influito anche sulle scelte alimentari dei giovani. A testimoniarlo è una ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ANBI Emilia Romagna, Consorzio di Bonifica di Piacenza e CREA che fotografa l’aumento di alcuni cibi e dei disturbi alimentari tra i ragazzi.
Lo studio
Una ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ANBI Emilia Romagna, Consorzio di Bonifica di Piacenza e CREA testimonia che anche le abitudini alimentari dei giovani sono state toccate dalla pandemia. Lo studio ha coinvolto 482 studenti di 14-19 anni, delle scuole superiori dell’Emilia-Romagna con l’obiettivo di capire se e in che modo è cambiata l’alimentazione dei giovani durante la pandemia. Il progetto continuerà nei prossimi 3 anni e indagherà altri aspetti del rapporto tra giovani e alimentazione. Stando ai primi dati diffusi, durante la pandemia è aumentato il consumo di cibi sani, poveri di zuccheri, con meno sale e i giovani sono diventati più attenti alla provenienza dei prodotti. Di contro, sembra dilagare l’abitudine di saltare la colazione e, per quasi un intervistato su cinque (16%), il cibo è vissuto come un problema, un potenziale campanello d’allarme per il rischio di disturbi alimentari, acuiti anche dal senso di solitudine derivante da lockdown, quarantene e restrizioni dovute alle misure di contenimento del Covid-19.
La mappatura dei centri che utili per i disturbi alimentari
Nei giorni scorsi è stata presentata la prima mappatura dei 91 centri del SSN che operano per curare i disturbi alimentari realizzata dall’ISS. Si tratta di una piattaforma online, interattiva e aggiornabile in tempo reale, dove sono censiti tutti i centri dedicati alla cura dei disturbi del comportamento alimentare, che durante la pandemia hanno avuto una recrudescenza. Nel 2020 hanno effettuato una prima visita circa 4700 persone, il 59% degli utenti hanno tra i 13 e 25 anni, ma sono presenti anche bambini con meno di 12 anni (6%). Rispetto alle più frequenti diagnosi, l’anoressia nervosa è rappresentata nel 42,3% dei casi, la bulimia nervosa nel 18,2% e il disturbo di binge eating nel 14,6%. I centri censiti propongono percorsi terapeutici soprattutto di tipo specialistico (92%), ma anche intensivi ambulatoriali o semiresidenziali (62%), mentre la riabilitazione intensiva residenziale è offerta nel 17% delle strutture. A partire dal 2022 il censimento coinvolgerà anche le strutture private accreditate.
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