Assistenza sanitaria ai malati cronici in Italia

Il Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità, elaborato dal Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici (CnAMC) di Cittadinanzattiva, è uno strumento che accende i riflettori sulle numerose criticità che caratterizzano l’assistenza sanitaria e sociale delle persone con patologie croniche e rare in Italia e l’impatto di queste sulle famiglie.
Parliamo del 38,3% della popolazione: quasi quattro italiani su dieci, in sostanza, convivono con una patologia cronica mentre uno su cinque soffre di due o più disturbi cronici. E la loro condizione deve fare i conti con i tagli ai servizi assistenziali, con una burocrazia farraginosa e con la difficoltà di conciliare la patologia con il lavoro: la cronicità rappresenta insomma una vera e propria sfida per la sostenibilità del sistema sanitario.

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Quello che emerge dal Rapporto è un panorama complesso in cui i malati cronici sono costretti ad “arrangiarsi” come possono finendo con l’utilizzare i risparmi di una vita per curarsi e ricevere adeguata assistenza.

Dai dati raccolti risulta che più del 90% degli intervistati ha paura che i tagli ai servizi e la riduzione delle risorse economiche comporti un aggravamento delle proprie condizioni di salute. Il 70% ritiene che la riduzione del personale nei centri specialistici abbia avuto effetti immediati sulle liste d’attesa che, per quasi il 62%, si sono allungate.
Il 57% denuncia la chiusura di reparti, mentre il 45,7% lamenta la riduzione delle ore o dei cicli di riabilitazione.
Il 37% ha riscontrato la diminuzione delle agevolazioni a sostegno dei malati e la stessa percentuale di persone ha rilevato la contrazione dell’assistenza domiciliare.

La burocrazia, poi, è un vero e proprio tasto dolente: quasi il 72% delle associazioni che hanno partecipato al sondaggio riceve segnalazioni su tempi lunghi per l’ottenimento di una pratica. In particolare la burocrazia pesa nel percorso per il riconoscimento dell’invalidità civile e dell’handicap.

In ambito lavorativo il 62% delle persone affette da disabilità ha difficoltà nel prendersi i permessi di cura; il 57% svolge mansioni non adatte al proprio stato di salute il che comporta, per il 47,6% un peggioramento delle proprie condizioni, per il 45,2% la necessità di nascondere la patologia, mentre per il 38% la rinuncia al lavoro.
Per quanto riguarda le famiglie che assistono i pazienti con patologia cronica, per oltre il 93% emerge la difficoltà di conciliare tale assistenza con l’attività lavorativa: il 57,8% ha dovuto ridurre il proprio orario di lavoro, il 35,6% ha lasciato il lavoro, il 22% ha chiesto il prepensionamento. Il 42% delle famiglie, invece, ha optato per un assistente esterno.

Dall’indagine emerge che il cittadino, lasciato sempre più solo, deve ricorrere ai propri risparmi per curarsi: vengono spesi, in media, 20.000 euro per la badante, 5.000 per adattare l’abitazione alle esigenze dettate dalla disabilità, 10.000 per protesi e ausili non riconosciuti e 2.000 in parafrasati.

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