Le raccomandazioni della US Preventive Services Task Force

Non smette di far discutere l’impiego dell’aspirina a basso dosaggio, anche detta aspirinetta o baby aspirina, per prevenire il rischio cardiovascolare, quindi l’esposizione a infarto o ictus. Scopri le ultime raccomandazioni della US Preventive Services Task Force!

Aspirina e cuore, quali benefici?

Ci sono alcune prove che l’aspirina a basse dosi abbia un piccolo beneficio nel ridurre il rischio di infarto non fatale e ictus negli adulti di età pari o superiore a 40 anni che non hanno una storia di malattie cardiovascolari, ma sono ad aumentato rischio cardiovascolare. In questi pazienti, l’entità del beneficio aumenta con l’aumento del rischio cardiovascolare e il beneficio per tutta la vita è maggiore quando l’aspirina viene iniziata in giovane età. Tuttavia, l’uso quotidiano di aspirina ha potenziali danni quali il rischio di sanguinamento del tratto gastrointestinale, il sanguinamento intracranico e l’ictus emorragico, soprattutto negli adulti di età superiore ai 60 anni.

Aspirina e cuore: le raccomandazioni della US Preventive Services Task Force

Stando alle recenti raccomandazioni espresse dalla US Preventive Services Task Force, pubblicate sulla rivista scientifica Jama, ai 40enni in salute che non hanno fattori di rischio importanti, assumere aspirina può dare più problemi che benefici. Tuttavia, il farmaco continua ad avere un ruolo importante nella prevenzione secondaria ovvero nei soggetti che hanno già avuto un attacco cardiaco, un ictus o un altro disturbo cardiaco o circolatorio. L’essenziale è sempre evitare il fai da te e affidarsi al parere del proprio medico.

Il ruolo centrale del medico

Secondo le nuove raccomandazioni della US Preventive Services Task Force, il medico può voler considerare una terapia con l’Aspirina per chi ha tra i 40 e i 59 anni ed è a rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare. Specialmente se il rischio di avere un attacco cardiaco o un ictus nei prossimi dieci anni è più alto del normale. Il calcolo si fa mettendo a confronto alcuni fattori come l’età, il sesso, l’etnia, i livelli di colesterolo, la pressione sanguigna, l’uso di farmaci, la glicemia e l’abitudine del fumo.

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