Maggiore esposizione al rischio di malattie e infezioni, difficoltà nel distacco materno e nell’abbandono del contesto domestico. Genitori e pediatri lo sanno bene: quando i bambini sono molto piccoli inserirli all’asilo nido può essere complicato e faticoso. Per questo occorre avere chiara la panoramica delle alternative, sapere come scegliere al meglio la struttura, quando effettuare l’inserimento e come ridurre i rischi di contagio.
Ecco i nostri consigli, con alcuni riferimenti a quanto espresso dalla Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP).

Asilo nido: qual è l’età giusta?

La maggior parte degli asili nido accetta bambini dai 3-6 mesi in sù, mentre alcune strutture scelgono di inserire i bambini a seguito del compimento del dodicesimo mese di vita.
Indipendentemente dall’età consentita a seconda delle diverse realtà, il consiglio della SITIP, la Società Italiana di Infettivologia Pediatrica, è quello di attendere i 18 mesi, in quanto prima il sistema immunitario è ancora immaturo. Ciò significa non solo che i bambini si ammalano più spesso, ma anche che possono sviluppare episodi acuti che richiedono visite al pronto soccorso o ricoveri in ospedale. Inoltre, si può essere portati a fare un uso eccessivo di antibiotici, che finiscono per selezionare ceppi batterici resistenti. Se il bambino si ammala con troppa frequenza può essere bene ritirarlo dall’asilo e reinserirlo al compimento dei tre anni, quando l’esigenza di introdurlo alla socializzazione diventa primaria.

Come scegliere l’asilo nido ideale?

Nella scelta dell’asilo nido occorre prestare attenzione alla disponibilità di uno spazio aperto dove i bambini possano giocare nella bella stagione. Sono da privilegiare strutture con locali ampi e un numero non eccessivo di bambini per classe.
Quando possibile, andrebbe evitato il riposino a scuola in quanto la permanenza di molti bambini nella stessa stanza aumenta il rischio di contagio. Una valida soluzione potrebbe essere quella di limitare la frequenza alla sola mattinata, quando si abbia la disponibilità di una persona che possa occuparsi del bambino nel pomeriggio.

A fianco agli asili nido tradizionali esistono strutture che – per numero di bambini o per flessibilità di orario – possono rispondere maggiormente alle esigenze dei più piccoli e ridurre i rischi di contagio.
Il “baby parking”, per esempio, fornisce pressoché gli stessi servizi del nido, ma raccoglie un numero minore di bambini, e consente la frequenza saltuaria e “a ore”. Questa struttura risponde bene alle esigenze dei genitori che hanno un lavoro con orario part time/flessibile e che vogliono proporre al bambino il distacco dall’ambiente domestico a piccole dosi.
Il “nido in famiglia”, invece, accoglie fino a un massimo di 4 bambini e ha sede tra le mura domestiche di un educatore. Il vantaggio è quello di offrire al bambino la possibilità di socializzazione in un contesto nuovo, ma al tempo stesso familiare e casalingo.
In questi casi il rischio di contagio è meno elevato rispetto al nido tradizionale, in quanto il numero di bambini è più basso, la permanenza e la frequenza all’interno della struttura sono ridotte.

Esistono infine le “ludoteche”, dove il piccolo riceve gli stimoli provenienti dal contatto con gli educatori e con altri bambini, senza però distaccarsi da una figura di riferimento (il genitore, i nonni o la baby sitter, per esempio).
Il rischio di contagio è così ulteriormente ridotto, in quanto si può ad esempio decidere di non portare il bambino nei mesi invernali e, nel contempo, il contatto con altri bambini è sempre strettamente supervisionato, con una minore possibilità di scambio di ciucci o giochi non puliti.

Misure di prevenzione per ridurre il rischio di malattia

La SITIP sottolinea l’importanza dei vaccini come primaria misura di prevenzione, non solo per il proprio bambino ma anche nei confronti degli altri bambini. I vaccini più importanti sono quelli per lo pneumococco, per l’influenza e per il rotavirus (infezione gastrointestinale comune nell’infanzia).
Occorre poi adottare sempre una serie di precauzioni “universali”, indipendentemente dall’insorgenza di casi di malattia. Per esempio il lavaggio frequente delle mani, così come la detersione regolare dei giochi, ma anche l’utilizzo individuale di salviette, spazzolini da denti, pettini, scarpe e cappelli.
I genitori hanno, infine, un compito importante: se il bambino è stato malato è bene non reintrodurlo all’asilo nido fino a quando non si è completamente ristabilito. In questo modo facilitano la sua guarigione e riducono il rischio di contagio nei confronti di altri bambini.