Arrivano notizie rassicuranti dalla ricerca
Il 21 settembre è la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Alzheimer’s Disease International (ADI). In occasione di questa ricorrenza, facciamo insieme il punto sulle ultime notizie che arrivano dalla ricerca.
Conoscere l’Alzheimer
Questa malattia, che prende il nome dal neurologo tedesco Alois Alzheimer che all’inizio del 1900 ne descrisse per primo le caratteristiche, comporta un processo degenerativo progressivo che distrugge le cellule del cervello, causando un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive, fino a compromettere l’autonomia e la capacità di compiere le normali attività giornaliere. Attualmente, si stima che nel mondo ci siano 50 milioni di malati di Alzheimer, con una nuova diagnosi ogni 3 secondi. Il progressivo invecchiamento della popolazione, non sempre accompagnato dalle giuste cure, è tra i principali motivi alla base dell’inesorabile aumento.
Alzheimer: le novità dalla ricerca
Tra le ricerche più promettenti in fatto di Alzheimer, vi è quella pubblicata nei giorni scorsi dall’Università della California a Irvine e diffusa dall’Ansa. Secondo quanto riportato, l’Alzheimer può essere fermato arrestando i “guardiani” infedeli del cervello, ovvero le cellule immunitarie della microglia: sono proprio loro, infatti, a produrre le pericolose placche di amiloide, per poi attaccarle come corpi estranei danneggiando i neuroni vicini. Gli esperimenti condotti potrebbero portare allo sviluppo di nuovi farmaci capaci di bloccare le placche e la progressione della malattia.
Dalla scienza arrivano nuove speranze
Ricerche precedenti avevano già dimostrato che i geni, considerati fattori di rischio per l’Alzheimer sono solitamente accesi nelle cellule della microglia. La cosa più sorprendente, stando al neurobiologo Kim Green e al suo gruppo di ricerca, è che questi nuovi dati hanno dimostrato come nelle aree private della microglia le placche non si formano, mentre si sviluppano nelle aree dove sopravvive la microglia. Non c’è Alzheimer senza placche, dunque, e la microglia è un elemento fondamentale per lo sviluppo della malattia. Considerando l’importanza che questo tipo di cellula ha nella regolazione di molte altre funzioni del sistema nervoso, i ricercatori propongono di sviluppare terapie che la colpiscano in modo selettivo. Questo risultato apre nuovi scenari non soltanto contro l’Alzheimer, ma contro tutte le malattie neurologiche, comprese le lesioni cerebrali.
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