Tutto quello che c’è da sapere
L’allergia al nichel è una delle cause principali della dermatite allergica da contatto. Spesso è associata all’uso di orecchini, piercing, orologi e altri oggetti metallici, ma può essere scatenata anche dal contatto con oggetti comuni (come chiavi, monete e maniglie) e, anche se i pareri sono discordanti, dall’alimentazione, dato che questo metallo è molto diffuso nell’ambiente.
Allergia al nichel: quali sono i sintomi?
Il primo sintomo che può indurre a sospettare una possibile reazione al nichel è la comparsa di una dermatite da contatto che, spesso, si sviluppa sulla cute delle mani, sul lobo delle orecchie o sulle mucose del cavo orale. A scatenarla possono essere le parti metalliche di orologi, occhiali, accendini, orecchini, collane, piercing, protesi, chiusure lampo, stoviglie, cellulari, monete e pentole. Ma il nichel potrebbe essere presente anche nei prodotti cosmetici quali dentifrici, make-up, smalti, tinture per i capelli e così via. Mentre si stima che solo nel 20 per cento dei casi la manifestazione allergica sia dovuta all’alimentazione. Tra i disturbi più frequenti, possono verificarsi: prurito, eritema, orticaria, eczema, angiodema e disturbi digestivi. Lo sfogo può limitarsi alle zone della pelle entrate in contatto con il nichel, ma può anche espandersi ad altre aree del corpo.
Allergia al nichel: quant’è diffusa?
Secondo gli studi epidemiologici più recenti, l’allergia al nichel interessa circa il 15-20 per cento della popolazione generale. Ma, stando al sistema europeo di vigilanza sulle allergie da contatto, l’Italia, con il 32 per cento di persone colpite, è il primo Paese in termini di prevalenza. È un fenomeno che riguarda soprattutto le donne e che può comparire a qualsiasi età, in genere dopo l’esposizione ripetuta e prolungata con oggetti contenenti questo metallo, ma in alcuni casi anche al primo contatto.
Diagnosi e precauzioni
L’allergia al nichel si accerta durante una visita allergologica in cui lo specialista analizza gli sfoghi cutanei ed esegue esami specifici (patch test) in cui si applica il metallo in crema sulla schiena o con il test d’uso. Se il risultato è positivo, è bene eliminare dalla dieta, almeno per qualche settimana, gli alimenti contenenti nichel tra cui spinaci, cavoli, carote, pomodori, lattuga, mais, piselli, asparagi, patate, cipolle, lenticchie, fagioli, fichi, albicocche, pere, mirtilli, mandorle, noci, nocciole, cacao, the, margarina, lievito in polvere, farina di grano tenero e saraceno. Allo stesso modo bisogna evitare gli alimenti cotti o conservati in recipienti di metallo. Quindi l’allergologo effettua un test di provocazione specifica e il paziente può essere indirizzato a un trattamento per via orale.